”Fa che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo”, Ippocrate.
Ippocrate, padre della medicina scientifica, più di 400 anni prima di Cristo sapeva che un’alimentazione corretta gioca un ruolo essenziale nel prevenire e a curare numerose patologie. Oggigiorno è sempre più diffuso il consumo di alimenti processati, che subiscono processi fisici, chimici, vengono addizionati di conservanti, coloranti, emulsionanti e molte altre sostanze nocive, alcune di queste presenti anche negli imballaggi.
Frequentemente queste sostanze si trovano nei cibi venduti nei fast food, nelle bevande zuccherate, nelle carni lavorate e in altri alimenti, in particolare in quelli pronti al consumo.
La strategia commerciale che purtroppo si sta rivelando vincente, è quella di fornire prodotti appetitosi, facili da pubblicizzare e che possano durare sugli scaffali dei negozi o negli armadietti della cucina il più a lungo possibile con la minima spesa, ottenendo così il massimo profitto. Di contro l’aumento significativo degli alimenti processati è stato collegato al rischio di sovrappeso/obesità, alla sindrome metabolica, allo sviluppo del diabete di tipo 2, all’ipertensione, alle malattie cardiovascolari e perfino alla depressione.
Questo studio di alto valore scientifico pubblicato su Nutrients nel 2022 “ Relationship between Ultra-Processed Food Consumption and Risk of Diabetes Mellitus” certifica come in tutto il mondo più di 500 milioni di adulti di età compresa tra 20 e 79 anni vivano con il diabete; entro il 2030, questo numero salirà a più di 600 milioni e più di 700 milioni entro il 2045. Solo nel 2021 più di 6 milioni di morti si sono verificate a causa del diabete.
Il fiume immissario che alimenta questo mare di pazienti è rappresentato dai prediabetici, ovvero individui che stanno sviluppando la patologia cronica, ma che stazionano ancora in un contesto reversibile. Si stima rappresentino oltre il 30% della popolazione dei paesi sviluppati. È stato riscontrato che il consumo di bevande dolci e alimenti processati aumenti il rischio di prediabète del 248% e successivamente di sviluppare il diabete di tipo 2 del 219%, rispetto alle persone che non consumano questi prodotti o ne fanno un uso occasionale.
Il diabete di tipo 2 è quindi preceduto da una condizione in cui si assiste ad aumentata glicemia a digiuno (aumento dello zucchero nel sangue) talvolta accompagnata da diminuita tolleranza al glucosio (minore capacità delle cellule di captare lo zucchero e portarlo al loro interno per utilizzarlo). L’organismo risponde inizialmente aumentando per quanto possibile la produzione di insulina, ma è un tentativo transitorio di mantenere un equilibrio che se non corretto non potrà che sfociare nella malattia vera e propria.
Quali sono i campanelli d’allarme da considerare per indagare sulla presenza di prediabète?
Sono diverse le alterazioni che si instaurano nel prediabete e anche se sono tutte collegate tra loro, non insorgono dalle indagini cliniche con un ordine progressivo prestabilito. Gli esami del sangue, attraverso il valore della glicemia e dell’emoglobina glicata danno informazioni preziose:
- la glicemia a digiuno è un indicatore di come il nostro organismo sia in grado di gestire l’equilibrio dei livelli di zucchero nel sangue. Una glicemia compresa tra 70 e 95 mg/dL è desiderabile, mentre valori al di fuori di questo range richiedono accertamenti.
- l’emoglobina glicata rappresenta un indicatore dei livelli di glicemia negli ultimi 3 mesi: se la glicemia è stata a lungo oltre la soglia di 100/105 mg/dL, i livelli di glicata risulteranno aumentati in modo anomalo. In modo particolare secondo gli standard 2019 dell’American Diabetes Association un range di HbA1c compresa tra 5.7 e 6.4% individua una condizione di prediabete.
Livelli di BMI (indice di massa corporea) più elevati sono stati osservati anche in coloro che consumavano un livello elevato di cibi processati. Attualmente la misura della composizione corporea è stata studiata in modo più approfondito grazie all’utilizzo della bioimpedenziometria, che fornisce dati molto importanti come la qualità della massa magra, la localizzazione della massa grassa (il grasso viscerale è decisamente più pericoloso di quello sottocutaneo), eventuale presenza di acqua in eccesso nel comparto extracellulare (sinonimo di infiammazione). Questi ed altri dati sono molto importanti a scopo prognostico per evidenziare una condizione infiammatoria e/o di rapporti alterati della composizione corporea che stanno alla base dell’insorgenza della sindrome metabolica, del diabete di tipo 2 e di molte altre patologie.
Il metodo Salute Integrata prevede un’attenta indagine diagnostica volta a indagare lo stato di salute globale, le vostre abitudini alimentari, verificare se ci sono problematiche di malassorbimento o di disbiosi intestinale, quantificare l’eventuale presenza di infiammazione di basso grado detta anche silente perché non si percepisce ma causa seri problemi nel tempo, (leggi articolo dedicato) misureremo la barriera antiossidante attraverso esami del sangue specifici, analizzeremo la composizione corporea, l’attività del sistema nervoso autonomo e numerosi altri parametri che raccoglieremo durante il nostro check up completo così da proporvi una terapia veramente completa e personalizzata.